Civiltà del diritto e identità italiana
di
Fulco Lanchester
Sommario :1-Premessa ;2-L’identità nazionale;3-Il diritto come frozen history; 4-Identità nazionale e diritto. 5-Le identità nazionali e la cultura giuridica sovranazionale.
1-Premessa-Prima di fornire una sintetica e soggettiva risposta all’interrogativo se vi sia , in che modo e per chi , un nesso tra le espressioni civiltà del diritto e identità italiana , ritengo indispensabile fornire un chiarimento sui termini utilizzati, delimitando il campo di indagine e sterilizzando gli stessi (ma soprattutto il primo ) da elementi di tipo ideologico . Come si vedrà civiltà del diritto costituisce un termine di nicchia all’interno del settore specialistico dei giuristi ed è stato utilizzato in particolare da filosofi e storici del diritto con finalità assiologiche, mentre la Corte costituzionale fa , piuttosto, riferimento al termine civiltà giuridica , con un significato differente . Un riferimento d’obbligo in questa specifica direzione è la collana Civilità del diritto edita da Giuffrè sin dalla fine degli anni Cinquanta , che con più di settanta titoli tende ad illustrare i “punti luminosi del sapere giuridico” . Il riferimento all’identità italiana ha avuto ,invece , ed ha un uso più vasto, ma anche relativamente più recente . Il primo riferimento bibliografico recuperabile è quello di un convegno della Fondazione Agnelli del 1985 su Televisione: la provvisoria identità italiana e poi ad una smilza ricerca del 1991 su Identità italiana e modernizzazione : percorsi controversi : 1861-1990, a cura di Giovanni Bechelloni. Seguiranno negli anni più recenti ,dopo il volumetto di Galli della Loggia e i numerosi titoli della collana dallo stesso titolo da lui diretta per il Mulino e,poi, le differenti indagini di Musi e Mozzarelli.
La tesi che sosterrò in modo necessariamente apodittico è che il diritto come tecnica e stile di regolazione dei rapporti intersoggettivi di un determinato gruppo costituisce uno degli elementi dell’identità italiana, ma che la classe dirigente e i governati lo hanno interpretato ed utilizzato in modo differenziato nel tempo. Posto che alla base dell’esperienza italiana grande importanza pragmatica ha una cultura politica di tipo familistico derivante anche dagli sviluppi specifici della storia della penisola , in particolare i giuristi della seconda metà dell’800 hanno cercato di trasformare il metodo giuridico in uno degli elementi della formola politica dello Stato post-unitario , mentre oggi è proprio la denazionalizzazione del diritto, che accompagna il deperimento delle strutture dello Stato nazionale accentrato di derivazione ottocentesca, a favorire l’adesione a concezioni di universalistiche e/o denazionalizzanti che rischiano di indebolire la predetta identità. Il diritto non costituisce più l’elemento base di una formola politica volta ad integrare i vari settori della comunità nazionale nello Stato , ma si inserisce nell’ambito di una serie di concezioni, che possono spaziare dalla tendenza all’integrazione in una area superiore (l’Unione europea) o all’universalismo e che tendono ad indebolire l’identità unitaria precedentemente raggiunta .
In questa relazione cangiante si situa una delle chiavi di lettura del rapporto tra un fenomeno come quello dell’identità nazionale italiana , connessa con la vicenda specifica dello Stato italiano che conta centocinquanta anni scarsi di vita , e una tradizione giuridica che affonda le proprie radici dalla romanità ai giorni nostri , ma che ha pervaso gran parte degli ordinamenti industriali e post-industriali e che – dal punto di vista assi logico- ha pretese universali.
2-L’identità nazionale - Parto dai fondamentali . Per identità si intende generalmente e in senso molto lato il senso del proprio essere come entità distinguibile da tutte le altre . In particolare, nell’ambito delle scienze sociali la nozione di identità sociale è definita come il modo in cui i singoli descrivono se stessi come membri di un gruppo particolare (ad es. come nazione ,classe sociale,subcultura ,etnicità ,genere,ecc.). L’entità può ,dunque, essere individuale e collettiva e l’identità implica processi di formazione consolidamento e crisi che vari tipi di discipline analizzano in modo differente .
Se vuole fare riferimento ad una classica discussione, l’identità è strettamente connessa con la cultura, che non è soltanto l’insieme delle conoscenze individuali del singolo, ma deriva dal complesso delle strutture sociali, religiose, delle manifestazioni intellettuali e artistiche, ecc. che caratterizzano una società . In ambito tedesco la contrapposizione tra cultura individuale e cultura collettiva è stata sintetizzata nei concetti di Bildung e di Kultur , dove con quest’ultima ci si riferisce appunto al patrimonio sociale ,artistico ed etico appartenenti ad un insieme di individui collegati da un sentimento di identità. Kultur e civilisation, oggi non più contrapposti ideologicamente come agli inizi del secolo scorso, definiscono l’identità collettiva di differenti tipi di macroaggregati, tutti storicamente situati . Ad es. si può fare riferimento ad un concetto di identità generale (nazionale), che nel caso europeo si è connesso con l’istituzione statuale formatasi processualmente o a quelli subnazionali(regionali) ,secondo una prospettiva geografica ; oppure tenere conto di specifiche unità collettive di tipo sociale. Sociologi e storici parlano ,dunque, con particolare intensità di identità nazionale di specifici macroaggregati che si connettono allo Stato moderno nella prospettiva del cambiamento sociale e storico,ma anche di identità regionali,sociali,professionali ,ecc. .
L’identità italiana nasce,dunque, dall’ambiente e dalla storia di una comunità come percepito da chi ne fa parte, riconoscendosi nella stessa . Una comunità è stratificata ed articolata e , per semplificare, è composta da governati e governanti ,all’interno dei quali si possono distinguere classe dirigente e ceto politico. L’identità nazionale italiana nasce tardi come lo Stato nazionale cui fa riferimento e costituisce un dato storico non soltanto situato e cangiante , ma soprattutto differenziato .Parlare genericamente di identità italiana costituisce infatti una operazione distorcente ,se non si situa il termine a quo e , soprattutto, non si individua il settore di riferimento.
La cosiddetta nazionalizzazione delle masse evidenzia che i processi di macrosocializzazione non si sono operati , se non nelle temperie dei primi del 900. Ancora nella seconda metà del secolo scorso vi era chi sosteneva non esistesse una identità italiana . Altri riteneva, invece, che la sua formazione si fosse attuata solo con la prova della “grande guerra” ,altri ancora l’hanno vista veramente omogeneizzata solo dallo strumento televisivo, mentre le ricerche della scienza politica internazionale( Banfield e Almond - Verba) avevano evidenziato il carattere non civico, ma familistico della cultura politica italiana (confermando vecchie polemiche sempre riemergenti) .
3-Il diritto come frozen history- Il diritto costituisce , invece, lo strumento di regolazione indispensabile dei rapporti intersoggettivi degli aggregati umani , sulla base di un parco di valori storicamente situato e tecniche specifiche di lunga durata opportunamente rielaborate . Carl Joachim Friedrich ha , a suo tempo, definito il diritto come ”frozen history”( “storia congelata”); ma - se si segue la lezione degli storici del diritto e dei costituzionalisti più intelligenti- anche la politica come allocazione autoritativa dei valori trova necessari momenti di coagulo nelle istituzioni giuridiche e quindi nel diritto .Ovviamente bisogna intendersi su cosa si intenda per “storia congelata” e quale sia la dinamica che la l’anima. Di fronte alla mutevolezza dell’ambiente le istituzioni (ed in particolare le istituzioni giuridiche ) possiedono una stabilità di lungo periodo che ,per alcuni aspetti, può essere comparata a quella del ghiacciaio, ovvero una grande massa di acqua allo stato solido scorrente verso il basso, che si comporta come un fluido viscoso ( ma solo se vi è applicata una pressione sufficiente altrimenti il comportamento del ghiaccio è di tipo fragile) e con velocità differenziata . In un simile contesto e senza approfondire fino in fondo l’analogia derivante dal ghiacciaio , diritto e politica appaiono strettamente legate e connesse con la storia e denotano le caratteristiche della stabilità e del movimento: la stabilità ,frutto della decisione individuale e/o collettiva, il movimento ,derivante dalla necessità di adattamento al mutamento del contesto .
I termini civiltà del diritto o civiltà giuridica evidenziano in questo contesto il riferimento ad un specifico dato culturale riferito non soltanto alla tecnica o allo stile del diritto , ma anche ai valori base del rapporto individuo – società che fanno parte del più complessivo parco culturale degli aggregati in cui i singoli agiscono e che definiscono i comportamenti delle élites e delle masse.
In particolare l’espressione civiltà del diritto viene utilizzata da alcuni filosofi del diritto italiani per riconnettere la tradizione romanistica a quella giuridica contemporanea . In particolare essa si lega:
a. con la visione di un rapporto stretto tra diritto romano ed evoluzione dei rapporti intersoggettivi;
b. con la centralità della persona umana nell’ambito di una visione numenica.
Sotto questa prospettiva la civiltà del diritto trascende e si contrappone all’identità italiana, intesa come senso di comunità nazionale connessa con l’esistenza di uno Stato nazionale . La civiltà del diritto è rappresentata dall’universalismo della Res publica christiana come erede della cultura romana e precede lo Stato nazionale da cui viene messa in crisi. Si può dire , dunque, che nel suo indirizzo teleologico la civiltà del diritto superi lo Stato nazionale e descriva il programma della globalizzazione del diritto, di cui lo Stato nazionale può fare anche temporaneamente parte . Nella breve ricerca da me operata una simile espressione l’ho ritrovata significativamente, oltre che in un gruppo delimitato di storici e filosofi del diritto ( Calasso , Mercadante ,Serra) che richiamano la linea di sviluppo della giuridicità dall’esperienza romanistica, “solo” nel riferimento di Giovanni Paolo II al fatto che il riconoscimento del “ valore della vita dell’uomo dal concepimento alla sua fine naturale [costituisca] una conquista della civiltà del diritto che deve essere tutelata come un bene primario della persona e della società”(Discorso di Giovanni Paolo II ai partecipanti al Simposio su "Evangelium Vitae e Diritto" e all’XI Colloquio Internazionale Romanistico Canonistico, 24 Maggio 1996).
E’ significativo ,invece, che la giurisprudenza della Corte costituzionale italiana non utilizzi mai il termine civiltà del diritto , preferendo quello di civiltà giuridica ,evidentemente più neutro .Ma soprattutto essa , quando vi ricorre, lo fa per evidenziare il riferimento a valori tecnico-giuridici che incidono sulla persona dal punto di vista penalistico (v.ad es. le sent. più risalenti nn.107-118 e 119 del 1957; 13 e 161 del 1977; e poi quelle più recenti nn.156-234 e 364 del 2007).
E qui si pone-a mio avviso- il centro della diversificazione . La dottrina giuridica italiana ha connesso la propria identità con la tradizione romanistica. La famiglia giuridica romano - germanica , frutto della elaborazione del diritto romano e delle consuetudini germaniche operata nelle università medievali italiane da glossatori e post-glossatori, costituisce la linea di sviluppo di quella civiltà del diritto, cui il titolo proposto dagli organizzatori di questa sezione fa riferimento . Chi esamini nel tempo lungo l’influenza del mondo giuridico sulla formazione dello Stato nazionale nella seconda metà dell’Ottocento , si rende conto di come la tradizione romanistica abbia inciso dal punto di vista formale e sostanziale, ma sia stata attualizzata al fine di rispondere a problemi specifici . La dottrina positivistica della seconda metà dell’800 ,dominante fino agli anni Venti del secolo scorso, ha cercato di basare sulla tradizione giuridica romanistica il nuovo ordinamento nazionale . La crisi del sistema liberale oligarchico ,il fascismo con le sue tendenze totalitarie ed antigiuridiche , al di là del riferimento alla romanità , hanno scosso questo nesso .
L’identità italiana – come si diceva- nasce tardi come dato dei governati, mentre costituisce un elemento culturale della classe dirigente che precede la dissoluzione delle piccole patrie regionali . Il diritto comune ,con le sue radici nella tradizione romanistica rielaborata alla luce della realtà derivante dalla dissoluzione dell’Impero e delle consuetudini germaniche , appare invece un contributo che supera le limitate frontiere delle piccole patrie e viene spezzato dalla costituzione degli stati nazionali, lasciando nei giuristi l’aspirazione verso una nuova unità . In specifici periodi della storia italiana ,nel tentativo di ricostruire un’identità italiana ,l’opera dei glossatori e dei post-glossatori è stata esaltata come frutto della italianità, mentre altri sono risaliti all’impero del diritto romano. Ma più che di identità italiana il diritto comune ha costituito la base della citata Res publica christiana medievale. Successivamente alla formazione dello stesso Stato nazionale il diritto è divenuto dal punto di vista ideologico il modo attraverso cui la classe dirigente ha cercato di unificare il paese.
Dopo il primo ventennio in cui vi è stata una coesistenza tra Stato unitario e precedenti ordinamenti ,la generazione degli anni ‘80 del secolo XIX ha cercato esplicitamente di unificare diritto ed identità nazionale attraverso un metodo ed una ideologia giuridica. Tre erano le identità sostenute:Stato e diritto;Stato e politica;Legge e diritto . Sulla base di queste identità incentrate sullo Stato nazionale unitario ed il metodo di interpretazione positivistico si è fondato il nerbo dell’operazione volta alla formazione di una burocrazia nazionale capace di strutturare in maniera razionale il nuovo Stato . Un simile tentativo , che ha forti analogie con quanto successo nella Germania bismarckiana , vide dagli anni ‘ 80 apparire -sulla base della mediazione metodologica della giusprivatistica tedesca connessa alla utilizzazione sistematica delle categorie del diritto romano- le scuole giuridiche nazionali che caratterizzeranno la prima parte del secolo XX .
Il modificarsi delle situazioni concrete (processo di democratizzazione;indebolimento dei parlamenti e fine della centralità del sistema statuale europeo) ha progressivamente mnesso in crisi una simile “ideologia giuridica” . La parte più radicale della giuspubblicistica fascista cercò di tranciare i collegamenti con il passato nell’ambito di una visione totalitaria dello Stato . La maggioranza della dottrina non seguì un simile percorso e - dopo la sconfitta- la Costituzione affermò la centralità della persona umana e l’esistenza di diritti superpositivi. Quel programma segnalava , nell’ambito della seconda ondata di democratizzazione , il superamento dello Stato di diritto parlamentare ed univa le istanze sociali con la garanzia della Costituzione rigida.
Oggi , di fronte ai limiti della cultura politica italiana e all’erosione della sovranità statuale , il diritto non coopera più alla formazione di una specifica identità nazionale , ma tende ad universalizzarsi, sulla base di una costruzione che abbandona la figura della piramide per preferire lo schema della rete althusiana . Si tratta di una prospettiva alternativa che indica la dinamica e la trasformazione di strutture e comportamenti sotto la pressione degli avvenimenti, ma sulla base della storicità degli stessi.